Tra le tante idee di regalo, questa mi sembra la più inaspettata. Da parte di Spanair ai 190 passeggeri del volo JK5208 che la notte del 24 dicembre li portava da Barcelona a Gran Canaria.
Trendhunter ha raccolto in questo video le venti nuove tendenze che si imporranno nel 2011. Il trendhunting è la forma più avanzata di premonizione. Non so se sia più affidabile dell'oroscopo, ma almeno è più interessante.
Quanto deve essere veloce Babbo Natale per visitare 200 milioni di famiglie in 24 ore (più otto di fuso), e portare regali che pesano 5000 volte un Jumbo Jet?
Advertising Agency: Benedict & Helfer, Hungary Art Director: Péter Fesler Copywriter: Patrik Putz Published: December 2010
Oltre a Embrace Life, di cui ho parlato nell'ultimo post, Youtube (almeno decondo Adfreak) ha nominato i Top Ten Brand Video del 2010. La classifica è interessante, anche se i meccanismi di viralizzazione su youtube non sono così lineari: sono spesso dipendenti da notorietà acquisita su altri media, curiosità, o spinte di altro genere. Old Spice, per esempio, è stato il caso dell'anno, perchè ha vinto a Cannes e ha avuto una risonanza enorme non solo negli States, ma ovunque. Da notare che anche il secondo, Nike Write The Future, è firmato da Wieden + Kennedy. Il terzo, DC Shoes, non l'avevo mai visto. Il quarto invece, Tippex, è la versione Youtube del Subservient Chicken. Da segnalare il numero 8, un caso di crowdsourcing classico, Doritos. Anche uno spot fatto da creativi dilettanti può guadagnarsi qualche milione di views.
Quanti spot abbiamo visto sugli incidenti stradali e le cinture di sicurezza pieni di sangue e orrore? Forse troppi, e per questo non li guardiamo più. Embrace Life mi era piaciuto molto la prima volta che l'avevo visto. Concetto strepitoso, bella esecuzione. Poi, ogni tanto lo rivedevo su qualche blog, su qualche pagina di Fb o in qualche shortlist. Addirittura è successo che un cliente, nel darci un brief, ce lo mostrasse dicendo: ecco, vorrei uno spot così. Ma bravo. Lo vorrei fare anch'io uno spot così. Inizialmente era stato concepito per apparire sul sito della Sussex Safer Roads Partnership, come parte di una campagna più ampia. Come racconta Osocio, il blog dedicato alle campagne sociali, solo in un secondo tempo è stato messo su Youtube. Non sono molti i commercial che superano i dieci milioni di clicks. Embrace Life ne ha fatti più di dodici, e ha anche vinto meritatamente il premio come YoutTube Ad of The Year.
Non sappiamo se ha convinto qualcuno dei 12 milioni a mettersi le cinture. Ma vorremmo sperare di sì.
Fine anno è tempo di premi e classifiche. Che avranno tutti i difetti, ma almeno fanno una selezione dei casi più interessanti o ne segnalano altri che magari erano sfuggiti. Quindi, ecco le 10 migliori idee digitali del decennio secondo l'One Show. Il numero uno è il mitico Subservient Chicken, cosa su cui ovviamente concordo in un articolo. Mi sorprende semmai il secondo posto per The Hire di BMW, che tutto sommato è un video. Mentre Nike Plus è davvero una cosa completamente nuova e mai vista prima. Seguono Uniqlock, meraviglia jap, Whopper Sacrifice, ad oggi l'unica vera idea passata in Facebook, Nike Chalkbot, molto ingegnoso, perfino troppo, Dream Kitchens, che a dire la verità non conosco, Fiat Eco Drive, l'unico di un marchio italiano, lo stupendo HBO Voyeur e il virale dei virali, Dove Evolution.
Mentre mi ha stupito una classifica di Adage delle migliori campagne del 2010, con un complesso sistema di valutazione, che mette al primo posto assoluto We choose the moon, un sito sviluppato per il JFK Presidential Library che ripercorre il volo dell'Apollo 11 e l'allunaggio. Bello, niente da dire, ma che sia una 'campagna' mi sembra dubbio. Ecco la classifica, che clamorosamente vede al sesto posto Heineken Auditorium, in effetti una delle più premiate dell'anno.
Ecco un annuncio stampa perfetto. C'è una cosa chiara da dire: le calze che non si rompono. Poteva essere detto in modo banale, la solita belloccia con in mano la confezione delle calze e una headline finto creativa tipo 'Io non rompo mai', oppure in modo arzigogolato, che ne so, le calze usate per trainare una nave. Invece ecco: un momento molto femminile, quello di infilarsi le calze, uno scatto sontuoso, e un'idea così difficile da avere ma così immediata da capire. Nei cento annunci stampa senza idee di ogni magazine, una su cui è impossibile non fermarsi. Ecco qui. Ci vuole poi molto?
Sì.
PS: curioso che direttore creativo, copy, art e fotografo siano maschietti, eh?
Advertising Agency: Herezie, Paris, France
Creative Director: Andrea Stillacci
Copywriter: Jean-Laurent Py
Art Director: Sebastien Boutebel
Photographer: Bruno Dayan
Other: Marion Liebschutz
Che meraviglia. Questo è Dot, il video ha vinto l'Epica d'Or per i film. Girato in stop motion con la videocamera da 12 megapixel del Nokia N8 e il Cellscope, una lente incorporata nello smartphone, racconta il viaggio di Dot, una ragazzina alta 12 millimetri, in un mondo microscopico che la rincorre per annientarla. Poesia e tecnologia, in un progetto dove idea ed esecuzione sono del tutto interdipendenti. E in cui il prodotto non è solo l'oggetto del messaggio, ma anche il mezzo per produrlo.
Agenzia Wieden + Kennedy Londra, realizzato da Ardman Animations e diretto da Sumo Science con la tecnologia CellScope.
Segnalo poi che il premio per l'interattività e per il mobile l'ha vinto Brothers & Sisters di Londra per una iPhone app, 'Streetmuseum'. Utilizzando immagini d'epoca, l'applicazione consentiva di fare un viaggio nel tempo lungo le vie dei musei di Londra.
E anche che la categoria Integrated l'ha vinta di nuovo JWT Italia con la campagna Are You Still
‘The conspicuous paradox that “The Social Network” plays with is that the world’s most popular social networking Web site was created by a man with excruciatingly, almost pathologically poor, people skills.’
La domanda che resta dopo aver visto il film è: Zuckerberg è un cazzuto perché ha creduto e sviluppato sul serio un’idea non poi così geniale che girava nei campus da anni, oppure è uno sporco bastardo che si è impadronito di un’idea di altri e ha ci ha fatto una fortuna? Difficile rispondere. Certo, c’è una frase in una delle scene del processo, quando Mark dice: ‘La risposta è molto semplice, se l’idea di Facebook fosse davvero loro, LORO avrebbero fatto Facebook. Invece l’ho fatto io’.
Comunque, nel primo caso, oltre ad aver fatto il botto e aver cambiato per sempre la rete, ha fatto anche guadagnare ai due smidollati gemelli Winklevoss 65 milioni di dollari (la giovane avvocatessa dice che per Facebook a quel punto è come pagare una contravvenzione per eccesso di velocità), e un gruzzolo anche a Eduardo Saverin – sembra che dopo una causa abbia riguadagnato il 7% delle quote. Nel secondo caso, invece, non si capisce perché i gemelli non abbiano lanciato un’altra versione della stessa idea – cosa che poi è successa, ma mentre Facebook ha avuto un successo travolgente, ConnectU, la piattaforma sociale dei gemelli, ha vivacchiato per un po’ e poi credo sia stata sopraffatta. Oggi, i Vinklevoss hanno una pagina su Facebook.
Vale insomma il vecchio concetto ‘non è importante quante idee hai avuto, ma quante ne hai realizzate’.
Alla fine, pur essendo scostante, presuntuoso e brutale, lo Zuckerberg del film non esce tanto male. E’ uno sfigato, un outsider, un ebreo nel covo dei wasp, uno che un po’ per rivalsa e un po’ per geekitudine si identifica nel suo progetto e lo difende a tutti i costi. Di sicuro, sono più irritanti gli avvocati, i rettori delle università, i figli di papà, i principi di Monaco e le principessine da college.
I titoli di coda dicono che Facebook ha 500 milioni di utenti ed è valutata 65 miliardi di dollari. Dal momento in cui è stato composto il rullo dei credits a oggi, se ne saranno aggiunti altri milioni. C’è una pagina che è aggiornata continuamente. Quello che sta diventando Facebook, ancora non lo sappiamo. Tutto sommato, Zuckerberg ha solo 26 anni.
Sono un fan della Coca Zero, e per questo mi infilo spesso in polemiche. Tipicamente, i bevitori di Coca classica dicono che fa schifo, mentre io sostengo che il sapore è praticamente uguale. Specie con ghiaccio e limone. Ho anche fatto fare un assaggio 'blind' a mia nipote Benedetta, 10 anni, e qualche coetaneo, quindi molto affidabili sulle bibite, e il risultato è che non hanno saputo distinguere.
Real Coke Taste, Zero Sugar: it's possible è appunto il claim di questo espositore della Leo Burnett di Manila. Mi piace perchè non puoi non fermarti a guardarlo. Perchè il messaggio è chiaro e diretto. Perchè non sembra un fake, come la maggioranza delle cose che si trovano in adsoftheworld, ibelieveinad eccetera. Ricominciare a fare delle cose che sorprendono, piacciono e funzionano e non ci vogliono dieci minuti a capirle non sarebbe male.
Advertising Agency: Leo Burnett Manila, Makati City, Philippines
Creative Directors: Raoul Panes, Alvin Tecson
Art Directors: Mon Pineda, Farlet Vale, Steph Mangalindan
Copywriters: Therese Endriga, Cey Enriquez
L'anno scorso la Metropolitan Police di Londra lanciò, con AMV BBDO, Choose a different ending. Una storia interattiva sull'uso del coltello tra gli adolescenti raccontata su youtube, con la possibilità di fare delle scelte come: prendo il coltello/non lo prendo, partecipo alla rissa/non entro, pugnalo/non pugnalo. Bello e scioccante. Il caso ebbe grande successo, fece il giro del mondo e vinse anche un Leone a Cannes. Ora, con lo stesso format, NHS Bristol ha lanciato questo Condom-Nocondom. Ieri ho tentato di guardarlo ma si bloccava. Ci sono anche state polemiche, e oggi per vederlo occorre 'sign-in'. E quindi l'ho visto. Non mi convince. Mentre la storia del coltello era drammatica e coinvolgente, e anche nuova, nel senso che, almeno a me, mostrava qualcosa che non sapevo, questa è talmente didascalica che non sorprende nessuno. Ma non è l'unico problema. E' proprio goffo il racconto. La ragazza sembra un'adescatrice. Il momento del condom-no condom è molto meccanico. E alla fine sembra un allegro invito agli adolescenti a fare sesso, basta che ci sia il condom. Non mi sembra il messaggio giusto. Ma io non sono il target.
La Fun Theory è diventata un premio: Fun Theory Award. A vincerlo è l'idea di Kevin Richardson, che ha inventato un modo per invitare la gente a limitare la velocità in auto. Volkswagen e The Swedish National Society for Road Safety hanno trovato l'idea così buona che l'hanno realizzata a Stoccolma.
La FDA ha diffuso una raccolta di 36 messaggi per scegliere i 9 che appariranno il prossimo anno sui pacchetti di sigarette. Si possono vedere qui. Ci sono molte immagini stravecchie - i polmoni pieni di cicche, le bare, i cadaveri all'obitorio - che ormai non fanno più effetto a nessuno. Non che siano particolarmente forti: qualcuno suggerisce di gogglare Cigarette Warning Labels per trovarne di molto più crude.
La questione resta molto controversa. Ci sono ricerche secondo cui i messaggi 'terroristici' sono inefficaci, perchè vengono ignorati intenzionalmente. Oppure che paradossalmente i messaggi spaventosi rinforzano il comportamento sbagliato. In Italia hanno messo in vendita adirittura dei porta-pacchetto che nascondono le immagini sgradevoli. Io credo che sia meglio suggerire un comportamento differente, piuttosto che spaventare. Come la famosa campagna americana del 'designated driver' per prevenire la guida sotto effetto dell'alcool. Meglio un insight intelligente. Come per ogni buona pubblicità.
Non so come andrà a finire la storia tra Cassano e il suo presidente, Garrone. Ma certo io tengo per Fantantonio. Il calcio è diventato talmente noioso che quando c’è lui almeno ci si può sempre aspettare qualcosa. Un colpo di tacco, o un colpo di testa. Detto questo, ancora una volta bisogna dire che la campagna Ci sono due Cassani è stata la più bella dell’anno in Italia, vera e anche un po’ profetica. Magari non vincerà nulla in giro per il mondo, magari non piace ai creativi fighetti, ma è capace di parlare a tutti, pur essendo molto raffinata, è molto italiana, senza essere italiota. E sfugge al famoso ‘irrealismo’ della pubblicità di cui ha parlato Barbella. Dai, Garrone, perdonalo, se no Sky deve ritirare lo spot.
Una deliziosa presa in giro degli animalisti in una mini-saga del rum australiano Bundaberg. Nel primo spot, i padri fondatori della distilleria Bundaberg intervengono per aiutare un golfista a eliminare un coccodrillo, nella seconda chiedono scusa per il povero coccodrillo, e nella terza chiedono scusa per le loro scuse insincere. Nel terzo film, occhio alle valigie.
Un misto di paradosso, humor inglese e gag ricorsive alla Monty Phyton: 'We apologise again for the fault in the subtitles. Those responsible for sacking the people who have just been sacked have been sacked'.
Bundaberg nel canale di Youtube si racconta così: Back in 1888, a band of sugar millers faced an overwhelming oversupply of molasses and came up with an ingenious solution: Bundaberg Rum. But what would happen if they applied their thinking to today's problems?
Nel cinema, ci sono vari esempi di interazione tra pubblico in sala e film: dalla Rosa purpurea del Cairo di Woody Allen fino agli spot interattivi. Però una cosa così forte non l’avevo ancora vista: un finto commercial che diventa una tragedia. Le persone in sala devono essere rimaste basite. Specialmente quelle che mangiucchiavano popcorn.
Il nuovo flash mob di T-Mobile, fatto di una serie di famose canzoni cantate ‘a cappella’ ad Heathrow la settimana scorsa. Magari non farà i 37 milioni di clicks della celeberrima Dance. Ma è spettacolare e divertente. Insomma, mi sarebbe piaciuto essere lì.
I brani: At last (Etta James), Comin' Home Baby (Mel Tormé), Return of the Mack (Mark Morrison), The Passenger (Iggy Pop), Boys are Back In Town (Thin Lizzy), Oh My God (Kaiser Chiefs), I Knew You Were Waiting (George Michael and Aretha Franklin), Welcome Home (Peters And Lee). Via
Bellissimo e perfetto per Ikea: un banner in scatola di montaggio. Quando apri il sito e vedi la scatola e le istruzioni, non puoi resistere. Apri la scatola, togli la cornice, inserisci la luce, metti il vetro, e lo accendi. Mai montato niente di Ikea così facilmente. Via Ted Disbanded Agenzia: Grabarz, Hamburg
Una caccia al tesoro che usa iPhone e geolocalizzazione. Si chiama Stockholm Getaway, è una iPhone app sviluppata da Jung von Matt per Mini. Vediamo se ho capito. Si scarica la app, il gioco comincia il 31 ottobre a Stoccolma e dura fino al 7 novembre. Bisogna raggiungere la Mini virtuale indicata nella mappa gps prima degli avversari, in modo che non la 'cancellino'. Chi ha ancora sulla mappa il 7 novembre la Mini Countryman virtuale, ne vince una reale. Belloccio. Stiamo a vedere come va.
Advertising Agency: Jung von Matt, Stockholm, Sweden Executive Creative Director: Johan Jäger Art Director: Daniel Wahlgren Copywriters: Magnus Andersson, Erik Wingfors Planner: Leon Phang Account Director: Jan Casserlöv Account Manager: Ida Modin Visual Director: Daniel Forero Graphic Designer: Jon Palmqvist Project assistant: Elsa Bernadotte Published: October 2010
Non sono solo le telecamere nelle strade, le strisciate della carta di credito, i telepass a tracciare dove siamo. C'è anche il geotaggin inconsapevole. Questa sigla proprio non la conoscevo: Inadvertent Information Sharing. Cioè stiamo lasciando tracce inconsapevoli sempre più precise. Postare le foto su Facebook o su Twitter può essere rischioso, se hanno incorporato un geotag, cioè un dato che identifica latitudine e longitudine del luogo in cui la foto è stata scattata. E ce l'hanno se la digital camera o lo smartphone con cui è stata scattata hanno un sistema GPS. Un esempio. Immaginiamo di postare una foto di questo tipo scattata a casa propria: qualcuno con un software apposito può scaricare il geotag, e trovare facilmente l'indirizzo della casa. E se abbiamo anche aggiunto alla foto 'Ciao, sono in vacanza', ecco che c'è tutto il necessario per un furto in tranquillità. Sul sito IcanstalkU, Raising awareness about inadvertent information sharing, ci sono esempi di questo tipo tratti da Facebook e Twitter. E interessante è anche l'articolo di due esperti di dell'Università di Berkeley, dal titolo inquietante: Cybercasing the joint, ovvero mettere una custodia elettronica ai luoghi. Sullo stesso sito Icanstalku c'è il sistema per disabilitare il geotag. Ci tocca anche fare il Geotags cleaning. Via New York Times
Ho visto Report domenica sera – non tutto perché non reggo una puntata intera di privilegi, inefficienze, corruzione e malaffare, mi viene l’angoscia sociologica. Ho una grande stima per Milena Gabanelli, i suoi giornalisti che fanno le interviste con la telecamera appoggiata sul tavolo, o usando le inquadrature del telefono quando gli interlocutori non si fanno trovare di persona.
Ammiro il coraggio di approfondire, di essere scomodi, di entrare in vicende per lo più oscure e nascoste. Di affrontare il Potere senza sconti. E mi piace il linguaggio asciutto ma diretto. Però mi chiedo anche se sono le mie convinzioni che mi influenzano, perché per esempio il neoministro allo sviluppo Romani la trova ‘odiosa’ e inefficace dal punto di vista giornalistico.
Oggi su questo dubbio una risposta invece ce l’ho: Qualitel, il monitoraggio della qualità percepita dei programmi Rai effettuato in primavera su 7.627 cittadini italiani con più di 13 anni (tra cui 3.197 intervistati anche per il prime time), l’ha giudicato tra i più graditi della tv italiana. Quindi un campione significativo della popolazione italiana, e cioè di diverse posizioni politiche, apprezza Report.
Ora, l'illuminata dirigenza rai Rai terrà conto di questa ricerca, magari complimentandosi con la Gabanelli e rafforzando il suo staff, passerà la notizia sotto silenzio, o cercherà di insabbiare le sue inchieste, magari con la scusa delle possibili querele? Mi sentirei subito di escludere l’ipotesi uno. Ma il servizio pubblico, dopotutto, non dovrebbe rispondere al pubblico?
Quanto si può essere 'laterali'? Quanto ci si può allontanare dal prodotto per raccontare una storia? Se si potesse dare voti da 1 - inquadratura di prodotto per 30secondi - a 10 - prodotto che arriva alla fine di una storia che non c'entra assolutamente niente, ma proprio niente - darei a Pfister 10. Notare che l'agenzia è svizzera.
Agency: Walker Agency Country: Switzerland Creative Director: Pius Walker Director: Martin Krejci Production: Stink Producer: Mira Um Director of Photography: Stepan Kucera Post Production: Avion Film Editor: Filip Malasek
Questa è una delle classiche notizie che fanno il giro del mondo nei blog, che però nessuno verifica effettivamente: il film più breve del mondo – 1 secondo - nascosto in un francobollo. Grazie alla stampa lenticolare (che roba è?), ruotando il francobollo lentamente (cioè in 1 secondo) si vede la nota (mai sentita) attrice olandese Carice van Houten che morde un dito maschile, davanti a un mulino a vento. Una assoluta sintesi della olandesità in un secondo: una bella ragazza, un mulino a vento, un'azione strampalata ma vagamente hard. L’agenzia KesselsKramer si è ispirata per il soggetto a un altro francobollo, del 1951. Adesso che ci penso, visto che TNT è nostro cliente in Italia, potrei chiedere di vedere il francobollo. Chiedere materiali ai clienti è sempre piuttosto complicato, non si sa perché. Però potrei dire che mi basta dargli un’occhiata veloce, massimo un secondo.
Ho aggiunto Porkfolio al mio blogroll perchè i suoi post sul peggio della pubblicità italiana sono imperdibili. E tanto per cominciare copio l'elenco dei testimonial che ha compilato qualche settimana fa. Dà un'idea precisa della creatività televisiva italiana: fama & battutacce. Più o meno come la politica.
Belén Rodriguez /Christian De Sica: Tim Hillary Blasi / Francesco Totti / Luca e Paolo: Vodafone Fiorello: Infostrada + Sky Giorgio Panariello /Vanessa Incontrada: Wind Aldo Giovanni & Giacomo: Wind Michelle Hunziker /John Travolta: Telecom 187 Claudio Bisio: 892424 Pagine Gialle George Clooney: Nespresso Dustin Hoffman: Caffè Vergnano Sabrina Ferrilli: Poltronesofà Alessia Marcuzzi/Geppi Cucciari: Danone Activia Ciro Ferrara: Danone Danette Raffaella Carrà: Danone Danacol Natasha Stefanenko: Danone Vitasnella Carlo Conti: Danone Actimel Stefania Sandrelli: Danone DanaOs Vittoria Cabello: Crodino Cristina Chiabotto: Acqua Rocchetta Alessandro Del Piero: Acqua Uliveto Paola Cortellesi: Acqua Brio Blu Cassano, Pato, Legrottaglie, Cambiasso…etc. : Sky calcio Martina Colombari/Billy Costacurta: Roncato Antonella Clerici/Enrico Montesano: Grand Soleil Paolo Bonolis/Luca Laurenti: Lavazza Fabio De Luigi: Dixan Gialappa's band: Intesa San Paolo Benicio Del Toro/Caroline Correa: Magnum Algida Uma Thurman: Giulietta Alfa Romeo Valentino Rossi/Paolo Cevoli: Fastweb Ricky Tognazzi: Ponti Veronica Pivetti: Acchiappacolore Grey Elio e le storie tese: Cynar Gerry Scotti: Riso e pasta Scotti Federica Pellegrini: Pavesini Gerard Depardieu: Cirio Fiona May e figlia: Kinder fetta al latte Andrew Howe: Kinder Bueno Alex Schwazer: Kinder Pinguì Valentina Vezzali: Kinder Cereali Licia Colò: Kinder Cioccolato Josefa Indren: Kinder Delice Gianluigi Buffon: Kellog's Coco Pops Raul Bova e consorte: Alitalia La Premiata Ditta: Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture Carolina Kostner: GrissinBon Manuela Arcuri/Gabriel Garko/Massimo Ghini: Poste Italiane Marco Melandri/Marco Simoncelli: Prink Giorgio Chiellini/Marco Materazzi: Mediaworld promozione mondiali Piero Chiambretti: Fiat Panda Penelope Cruz: L'oréal Elnett Satin Melissa Satta (scusate tutti se so chi sia) per Peugeot 107 Sweet Years brandizzata con il marchio di abbigliamento del fidanzato Bobo Vieri Christoper Lambert per Fiat Doblò Cargo Diego Abatantuono per Parmacotto Franco Califano per Barracuda Alessandro Gassman per Aido Silvio Berlusconi: Ministero del Turismo Italiano (solo in voce) Mina: pasta Barilla (solo in voce)
Il golf è uno degli sport che conosco meno, ma siccome ne parlavano tutti i giornali, c'erano i fratelli Molinari e Sky lo dava in 3d (nel mio televisore non-3d in realtà si vedevano due immagini identiche) ho guardato mezz'ora di Ryder Cup, prima di abbioccarmi. Come tutti i telecronisti sportivi, anche questi del golf abbondano di tecnicismi, curiosamente molto ornitologici, tipo eagle, birdie, albatross. Ho verificato che significano, rispettivamente, un colpo, due o tre sotto il par. Ma hanno assunto un nuovo significato, dopo la golf-guerrilla di Betfair. Non male, devo dire. Come si dice in giro, dopo la fly-vertising, la dog-vertising e la sheep-vertising, la bird-vertising.
Ha scatenato molte critiche il nuovo logo presentato ieri da Gap. Mi vorrei aggiungere al plotone dei detrattori, se non avessi il sospetto che si tratti di una operazione di PR. Sulla sua pagina di Facebook infatti Gap sta lanciando un concorso di idee per il nuovo logo: 'Thanks for everyone’s input on the new logo! We’ve had the same logo for 20+ years, and this is just one of the things we’re changing. We know this logo created a lot of buzz and we’re thrilled to see passionate debates unfolding! So much so we’re asking you to share your designs. We love our version, but we’d like to... see other ideas. Stay tuned for details in the next few days on this crowd sourcing project.' Per ora il risultato sono 374 commenti: qualche volonteroso sottopone la propria idea, la maggioranza insulta Gap per cercare di avere un nuovo logo senza pagarlo.
La cosa che mi chiedo quando vedo una campagna che mi piace è: ci sarei arrivato a quest'idea? C'era qualcosa nel brief, nel prodotto, nel claim, negli insights, c'era qualche possibile collegamento che mi avrebbe portato nei paraggi di quell'idea? La campagna di Sony Bravia Colour like no other è bellissima, ma con il tema dei colori, magari non le palline o i conigli, ma qualcosa del genere sì. Quindi, questi gatti? Credo che solo uno che ha i gatti può pensarla. Pensa al suo divano, pensa al suo letto, pensa a come i gatti ci si infilano, e sembra che siano stati creati per stare lì dentro.
Sono un mediocre giocatore di tennis di quarta categoria. Ogni volta che comincio a riscaldarmi, prima della partita, e man mano cerco di colpire più forte, sento che da qualche parte nella mia testa si sta formando il desiderio, o il bisogno, di tirare il dritto assassino, la legnata imprendibile. Mi si carica dentro, e a un certo punto non riesco a tenerlo dentro, lo devo assoltamente tirare. Booom. Di solito va dritto sulla recinzione. Questo bisogno del colpo, del gesto esplosivo nello sport è il tema di una nuova serie di filmati di venti secondi Nike. Booom. Proprio così.
Nel processo di integrazione tra stampa e mondi virtuali, o semplicemente tra annuncio stampa e tv, Axa lancia il primo i-Ad. L'assicurazione belga, che ha sviluppato una app per i clienti nel caso di incidente, invita a posare l'i-iphone sulla pagina e connettersi a un link - non un qr code, ma un indirizzo classico, per evitare il problema di chi non legge i codici - per far partire il filmato. In sostanza, la pagina stampa è un teaser per il filmato sullo smartphone. Nella demo tutto funziona bene. Di solito il giochino si arena sul fatto che ci vuole una rete wi-fi vicina, il filmato non parte subito, poi magari si ferma ogni tanto. Adesso provo e vi faccio sapere.
Da quanto tempo non vedo un biglietto da visita non dico sorprendente, ma almeno belloccio? Eccone qui tre. I primi due sono un multiuso per avvitare e svitare, e una toppa per aggiustare la camera d'aria. Il terzo è un buy-sell di un consulente finanziario. Piccole cose, ma come diceva Umberto Eco la perfezione si può raggiungere anche in un depliant per una officina meccanica. Mah. Non sono sicurissimo che fosse proprio per l'officina meccanica.
Advertising Agency: Swing Swing, USA Production Company: The Kitchen films Director: Luis López Creative Director: Judith Francisco Copywriter and song: Adolfo Pahissa Art Director: Gabriel Da Silva
Una campagna demenziale per le nuove Diesel
Advertising Agency: Santo, Buenos Aires, Argentina Creative Director: Maximiliano Anselmo, Luigi Ghidotti, Pablo Minces, Sebastian Wilhelm
Di effetto domino abbiamo già parlato. Da Honda Cog a Guinness se ne sono visti ormai troppi. Quindi, quando ho cominciato vedere questo spot per Cadbury Tumbles, ho pensato, oh, no, ancora un domino! Bastaaa! E invece, a un millimetro dalla fine, il geniale colpo di scena.
Per ricominciare, una versione youtube di Subservient Chicken, con dentro anche un po' di Warioland, Choose a Different ending e forse anche John West Salmon. Bisogna prima scegliere se parare o non sparare, poi aspettare che il tipo cancelli con il Tippex, poi scrivere un comando. E' un po' lento, ma divertente. E' già andato in testa alla classifica di viral chart.
Oggi piove e fa freddo nonostante sia il 5 di agosto, l'agenzia si sta spopolando per le vacanze imminenti, e mentre sistemo la scrivania che ne ha bisogno prendo in mano il libro di Mara Mancina 'Bill Bernbach e la rivoluzione creativa'. Le righe che trascrivo sono quelle di un pezzo finale di Pasquale Barbella, che parla di Bernbach e della sua lezione.
'Bernbach ha scosso lo senario della comunicazione commerciale facendovi irrompere ciò che mancava: il linguaggio quotidiano, l'esperienza mentale plausibile, l'autenticità di desideri e sentimenti - ovvvero le più elementari materie prime per ottenere quella credibilità che tutti gli investitori dicono di cercare'. 'Bernbach ci mette in guardia dai trucchi, ma i trucchi sono tuttora l'unica attrazione capace di scaldare i sensi dell'investitore medio. Il quale crede solo nell'idolatria del prodotto: ed essendo privo di senso idolatrare uno shampoo o una bottiglia di aceto, è costretto a giocare le sue carte in una dimensione parallela a quella del mondo reale, un eden farraginoso ed enfatico, fatto di aspirazioni strampalate e di suggestioni oblique'.
'Ai suoi tempi, Bernbach fu un maestro necessario; oggi che non c'è più dovremmo considerarlo un maestro indispensabile. Perchè nel frattempo la pubblicità si è attorcigliata sempre di più su se stessa, nutrendosi delle proprie uova - i codici, i vezzi, i gimmicks inventati nella sua preistoria. E quanto più pretende di avvicinarsi ai desideri e alle aspirazioni delle masse, tanto più se ne discosta, ripetendo stancamente i propri clichè e dimenticando l'alfabeto della vita'.
Barbella negli ultimi anni ha spesso parlato dell'irrealismo della pubblicità, indicandolo come la sua malattia mortale.
Ma non è solo la rappresentazione pubblicitaria in Italia a essersi ammalata di irrealismo: la stessa televisione, la scena pubblica e il teatrino politico sono talmente lontani dalla nostra vita quotidiana che non riusciamo più a coglierne il senso.
Le vacanze mi sembrano un ottimo pretesto per schiacciare il tasto Spegni.
Il mio solito metodo per selezionare i film su Adsoftheworld oggi, cioè guardare solo quelli con voti sopra il 9, mi dà questo sorprendente video virale a 9.5. Creato dall'agenzia john st. promuove adband, concorso tra i gruppi musicali formati da creativi dell'area di Toronto. Grande concetto, perfino troppo bello per una robetta così. E' vero che ogni creativo vorrebbe essere una rockstar. Ecco cosa succede nel caso.
Advertising Agency: john st., Canada Creative Directors: Angus Tucker, Steven Jurisic Art Director: Andrew Livingston Writer: Simon Bryun Agency Producer: Michelle Orlando Director: Craig Brownrigg Production Company: Radke Films Executive Producer: Scott Mackenzie Line Producer: Gillian Marr DP: Brett VanDyke Editorial: Bran Williams, Posterboy Edit Online: Crush Transfer: Bill Ferwerda, Notch Music: Vapor
La libertà creativa: art, copy e regista Juan Cabral. Sembra che gli sia possibile fare quello che vuole, inseguendo idee senza dover obbedire a brief e clienti. Con una lateralità rispetto al prodotto sorprendente. E anche se ha fatto il Gorilla, credo che la sua ispirazione sia vedere il mondo con gli occhi dei bambini. Le palline di San Francisco, i coniglietti di Sony Bravia, questa ragazzina che esplora il mondo, parla con gli animali dicendo hello sono pura poesia.
Agency: Fallon, London Executive Creative Director: Richard Flintham Art Director: Juan Cabral Copywriter: Juan Cabral Agency Producer: Nicky Barnes Production Company: MJZ Director: Juan Cabral Producer: Nell Jordan Director of Photography: Alex Barber Editor: Neil Smith Post Producer: MPC Audio Post Production: Wave Photographer: Jesse Chehak
Anche se non ho seguito tutto, ho visto vari episodi di Mad Men. La serie è molto bella, ben scritta, ben diretta, e con un'idea: raccontare lo sviluppo dell'industria pubblicitaria per parlare della drammatica trasformazione della società americana negli anni 60. Il ritmo è lento, a volte noioso. Ma ha un fascino che gli ha fatto vincere i Grammy Awards per due anni consecutivi, e adesso è alla quarta stagione. E poi ho guardato su Megavideo le prime puntate di Trust me, vita da creativi in un'agenzia di Chicago di oggi. Più divertente, più brillante, perfetto nel ritrarre le lotte di potere e i pasticci umani e professionali dei creativi. Ma dopo la prima stagione è già stato cancellato. C'è stato un periodo in cui si è pensato che al pubblico interessassero molto i retroscena della pubblicità. Credo che sia finito.
Mi piace questa campagna, anche se è piuttosto furbetta: invita a disconnettersi dalla rete con un linguaggio da Facebook, poi invita a condividere i video su Facebook. Però è divertente, e anche abbastanza vera. La strada resta il posto più vero per farsi dei veri amici. O la loro sorella. Tutti i film qui.
Ho già parlato diverse volte della campagna Be Stupid. Ieri è apparsa a Bergamo questa affissione, in dialetto. Visto che è quasi il mio dialetto, mi permetto di fare qualche osservazione filologica. Primo, non si dice Stupid ma Stupit. Secondo, il pota finale qui non c'entra proprio niente. Terzo, i ragazzi parlano più inglese che bergamasco.
Una campagna di promozione turistica al contrario. La PETA mostra la violenza assurda della caccia ai cuccioli di foca, e invita i turisti a non andare in Canada, ma ad esplorare un altro posto, 'Explore elsewhere'. Con le note dell'inno Oh Canada. Talmente drammatico da essere quasi inguardabile. Come possono essere disumani gli umani.
La versione dell'amore come destino di Wislawa Szymborska è meravigliosa e resta la mia preferita. Ma questa di Axe non è male. E tutto sommato abbastanza più vera.
Amore a prima vista
Sono entrambi convinti che un sentimento improvviso li unì. E' bella una tale certezza ma l'incertezza è più bella.
Non conoscendosi prima, credono che non sia mai successo nulla fra loro. Ma che ne pensano le strade, le scale, i corridoi dove da tempo potevano incrociarsi?
Vorrei chiedere loro se non ricordano - una volta un faccia a faccia forse in una porta girevole? uno "scusi" nella ressa? un "ha sbagliato numero" nella cornetta? - ma conosco la risposta. No, non ricordano.
Li stupirebbe molto sapere che già da parecchio il caso stava giocando con loro.
Non ancora del tutto pronto a mutarsi per loro in destino, li avvicinava, li allontanava, gli tagliava la strada e soffocando un risolino si scansava con un salto.
Vi furono segni, segnali, che importa se indecifrabili. Forse tre anni fa o il martedì scorso una fogliolina volò via da una spalla all'altra?
Qualcosa fu perduto e qualcosa raccolto. Chissà, era forse la palla tra i cespugli dell'infanzia?
Vi furono maniglie e campanelli in cui anzitempo un tocco si posava sopra un tocco. Valigie accostate nel deposito bagagli. Una notte, forse, lo stesso sogno, subito confuso al risveglio.
Ogni inizio infatti è solo un seguito e il libro degli eventi è sempre aperto a metà.
Non solo non c'è lo straccio di un'idea, non solo ci sono le cartoline delle cose più viste e straviste, non solo il logo finale è da televendita porno, ma il testo e soprattutto lo speakeraggio sono agghiaccianti.
Dopo Facebook e Twitter la triade delle reti sociali si completa con Foursquare, che dovrebbe essere la prossima esplosione globale. Se ne coglie ogni giorno qualche segno. History ha pianificato questo spottino per promuovere la sua presenza in 100 locations a NY.
'HISTORY is made every day and everywhere. Check-In on foursquare and unlock the history in your city. Impress your friends by collecting our historical tips, some of which you’ll find in the most unlikely of places. The more you uncover, the closer you get to unlocking the Historian badge!
“It makes Foursquare into a kind of real world Pop-Up Video.” -TechCrunch
Non metto spesso video musicali, ma questo è veramente splendido. Uno, per il pezzo: Lilac Wine, di Jeff Buckley, scritto quindici anni fa. Due, per la cover della Cinematic orchestra che è da brivido. Tre per l'animazione, ipnotica. Non riesco a smettere di sentirlo e guardarlo. Per il 50esimo di Dr.Martens.
Lilac wine I lost myself on a cool damp night I gave myself in that misty light Was hypnotized by a strange delight Under a lilac tree I made wine from the lilac tree Put my heart in its recipe It makes me see what I want to see And be what I want to be When I think more than I want to think Do things I never should do I drink much more that I ought to drink Because it brings me back you Lilac wine is sweet and heady, Like my love Lilac wine, I feel unsteady, Like my love Listen to me, I cannot see clearly Isn't that she, coming to me Nearly here Lilac wine is sweet and heady, Where's my love Lilac wine, I feel unsteady, Where's my love Listen to me, why is everything so hazy Isn't that she, or am I just going crazy, dear Lilac wine, I feel unready for my love Feel unready, for my love.
Be Stupid è stata una delle campagne che hanno fatto più rumore nel 2010. Uscita in gennaio, è diventata subito un successo virale e mediatico, con discussioni pro e contro su blog, testate specializzate ma anche quotidiani. E ha vinto il Grand Prix a Cannes, cosa che non gli riusciva da molto tempo, per la categoria Outdoor. Ma pochi giorni prima del premio, l'11 giugno, usciva la notizia che la partnership con l'agenzia londinese Anomaly era già finita. Nove mesi di lavoro in tutto. Nel sito dell'agenzia campeggia ancora la finestra con la scritta Be stupid fatta con l'adesivo. I motivi della rottura non sono riuscito a capirli, nè io nè altri, non ci sono state dichiarazioni nè pettegolezzi finora, li posso solo immaginare: un'agenzia creativa ma piccola non è stata poi in grado di dare un servizio quotidiano a un cliente globale con migliaia di punti vendita sparsi per i cinque continenti, problematiche di adattamento delle campagne e dei concetti a diverse culture e lingue. Tanto per fare un esempio, proprio oggi la notizia che in UK due dei soggetti sono stati censurati, questi che riporto.
Motivo: potrebbero generare comportamenti anti-sociali. Immagino cosa possa essere successo in paesi anche più moralisti. Comunque, mentre non più tardi di un mese fa ho sentito Renzo Rosso al Grand Prix a Milano parlare entusiasticamente della campagna, oggi è in corso una nuova gara. O Diesel ha comprato il concetto creativo, e cerca un'agenzia che lo declini, ma è molto difficile, oppure Be stupid è già finito.
Ci sono 17 ori nella categoria film a Cannes quest'anno. C'è un po' di tutto. Ci sono operazioni interattive, come Last call, o Arctic Sun. Video strampalati, come Axe Balls, Foster Vb Regulars, Puma Hardchorus, Vonage Plans. Storie sorprendenti, come Canal Plus Closet. Opere d'arte, come The Man Who Walked Around The World. Ma quello che mi ha commosso è la storia di Selinah, malata di Aids. Che riesce a trasformare lo strazio in speranza. Oro meritatissimo.
Advertising Agency: Olgilvy, Johannesburg, South Africa Chief Creative Officer: Fran Luckin Executive Creative Director: Gerry Human Creative Director: Bridget Johnson Copywriter: Stephanie van Niekerk Agency Producer: Lisa Wides/Debbie Dannheisser Advertiser’s Supervisor: Sylvia de Jager Account Manager: Patience Jolingana Account Supervisor: Louise Johnston Production Company: EGG FILMS Cape Town, South Africa Director: Kim Geldenhuys Producer: Kerry Hosford Editor: Kobus Loots Music: Artist/Title: Leah Siegel, Human Art Director: Robyn Bergmann/Vidette Kay Post Production: Black Ginger
Una volta ho sentito dire da uno che frequenta i calciatori che quando sono in ritiro parlano solo di due cose: che tatuaggio fare e come festeggiare il gol. Mah, evidentemente le altre cose di cui parlano gli uomini - auto, donne, calcio - li annoiano. In questa compilation a cura di coca cola ci sono alcuni dei gesti più originali. Per inciso, vorrei sapere cosa è stato del tizio che ha saltato i tabelloni in stile fosbury. La compilation dei tatuaggi resta da fare.
Film Lions: ha vinto un commercial che non mi era piaciuto quando è uscito, e non mi piace nemmeno ora. Però potrei aver torto. The Man Your Man Could Smell Like, di W+K, Portland. Un film piuttosto classico, 30 secondi, programmazione televisiva, anche se ha avuto un successo virale globale. Altri due soggetti della stessa campagna hanno vinto due argenti. Il presidente della giuria, Mark Tuttsel, direttore creativo globale di LB, ha detto "It took an old, sleepy brand and woke it up, and overnight wove its way into popular culture,showing the power of creativity to ignite a sleeping giant." Lo stesso Tuttsel ha affermato che è stato l'anno dei maschi, perchè gli altri due contendenti al premio finale sono stati il web film "The Man Who Walked Around the World" per Johnnie Walker, BBH, London - piano sequenza di 6 minuti con un fantastico Robert Carlyle - e Gatorade Replay, la ripetizione di una storica partita di football dopo vent'anni.
C'è da dire che uno dei film migliori visti quest'anno, e cioè Write the future di Nike non poteva essere iscritto perchè è uscito troppo tardi. Sarà un candidato per l'anno prossimo. Nike ha comunque avuto grandi soddisfazioni da Livestrong Chalkbot, sempre W+K, grand prix sia per Cyber che per Titanium - insieme a Twelpforce, forse il primo riconoscimento che coinvolge Twitter.
Il Chalkbot, di cui abbiamo già parlato, è una specie di macchina di Zamboni, che ha colpito tutti per l'ingegnosa integrazione di media digitali, macchine robotizzate e output artigianale: le scritte sulle strade di una corsa ciclistica. L'Italia: ha vinto molto Heineken Auditorium, poi alcune campagne stampa, MUF, Rimmel di JWT, e e Rear Camera di DDB, e tv, con Rolling Stones e Ing. Il primo con un bel concetto, il secondo sinceramente niente di che.
I segni c'erano. Primo. Quando abbiamo fatto i pronostici in agenzia, su venti partecipanti uno solo ha scommesso sull'Italia vincente. Nessun altro, nemmeno in finale. Secondo: dopo gli sono venuti una serie di mali per cui è a casa da da dieci giorni. Terzo: l'ultima volta che abbiamo visto una partita in sala riunioni era nel 2002, eliminati. Tre segni sono una condanna. Ciononostante, quando Quagliarella ha segnato il due pari stava per venire giù la sala. Cosa resta? Che in agenzia ci sono inglesi, tedeschi, americani, spagnoli, quindi non tutto è finito. Ma la sala riunioni basta. Si torna al lavoro.
Come previsto, The Fun Theory e Livestrong Chalkbot vincono il Cyber. Grande assente il Nokia Signpost. Mentre mi era sfuggita completamente Eos Photochain. che ha vinto il Media. Be Stupid vince nella categoria Outdoor, una settimana dopo che Diesel decide di lasciare l'agenzia Anomaly. Altro Grand Prix è Andes Teletraspoter. Mah. Devo dire che l'idea dei rumori di fondo non era poi così originale, visto che c'era anche una app di i-phone che faceva la stessa cosa. Heineken Auditorium vince un altro oro e si candida, secondo alcuni, a un Grand Prix. Promo e PR vinti da Gatorade Replay, meritatamente. Nessun Grand Prix per la radio. Con tutti i copy impegnati a capirci qualcosa nel digital, la radio non se la fila più nessuno. E un Grand Prix per la stampa dato e poi ritirato, come racconta Ted, che spiega anche alcuni retroscena del 'Festival dei Fakes'.
Primi giorni e primi verdetti. Heineken Auditorium, come dicevamo, ha cominciato a vincere: per ora 2 ori e 2 bronzi nei Promo Lions, ma altri ne verranno. Poi alcune cose italiane in short list stampa: rimmel, vdo rear view, museo del fumetto 2.
E aggiungo qualche altra predictions per i vincitori più significativi. Tackfilm Hero, che ha avuto sembra 35 milioni di views, un bel concetto con una realizzazione inappuntabile. VB Beer Every Man, una parata di tipi down-under per lo più incomprensibile ma gloriosa. Choose a different ending, uno dei migliori utilizzi di Youtube Monopoly City Streets, il Monopoli nell'era di Google Earth. Channel 4 Storyteller, un altro episodio della stupenda serie che comprende La marcia dell'imperatore e Fff Fff. Eichborn Flies, controversa ma originalissima iniziativa editoriale che usa le mosche come banner volanti. Parallel Lines, follow up di Philips Carousel Google parisian love, delizioso spot di google searching