Probabilmente era già scritto e prodotto, ma hanno aspettato oggi a diffonderlo.
Oggi è un giorno particolare in effetti.
Una voce parla delle cose che ci connettono, sedie, pavimenti, campanelli - evitando gli altri mezzi di comunicazione, telefoni, computer, per non finire in territori altrui.
Dalle sedie passa alle nazioni e finisce con l'universo, enorme e scuro.
In cui potremmo anche sentirci soli, ma per fortuna c'è Facebook.
E qui la cosa sfugge un po' di mano all'agenzia, forse sotto l'influsso del guru Zuckerberg.
Un miliardo di persone gli hanno dato alla testa?
Crede che Facebook sia diventata la più grande religione di massa della storia.
Per entrare non c'è battesimo.
Basta un Mi piace. Testo: Chairs. Chairs are made so that people can sit down and take a break. Anyone can sit on a chair and, if the chair is large enough, they can sit down together. And tell jokes. Or make up stories. Or just listen. Chairs are for people. And that is why chairs are like Facebook. Doorbells. Airplanes. Bridges. These are things people use to get together, so they can open up and connect about ideas and music and other things that people share. Dance floors. Basketball. A great nation. A great nation is something people build so they can have a place where they belong. The Universe. It is vast and dark. And it makes us wonder if we are alone. So maybe the reason we make all of these things is to remind us that we are not.
Non mi è mai capitato di vedere un'umiliazione trasformarsi in una glorificazione in simultanea. Perché se i manifesti sono apparsi stamattina, con i tempi tecnici di composizione e stampa devono essere stati concepiti e realizzati ieri, in contemporanea con le dimissioni.
Come fa la stessa persona che ammette una sconfitta clamorosa, e quindi ne accetta la responsabilità, ad affermare contemporaneamente la sua rivincita?
Lo fa grazie a un artificio retorico: la artificiosa disgiunzione tra IO, NOI e LORO.
Dunque: questa gente, cioè LORO, li mando a casa IO. Ora NOI facciamo pulizia.
Ma chi sono LORO, e chi sarebbero questi NOI?
IO: è lei, la condottiera tradita, l'anima bella che non sapeva che il suo consiglio aveva aumentato da 1 milione a 14 i fondi per i gruppi. Tanto il decreto lo aveva firmato il suo collaboratore.
LORO sono tutti i cattivi che hanno fatto i propri comodi, senza che lei si accorgesse mai di nulla.
Ma chi sono i NOI? Quelli che adesso devono fare pulizia?
Questo ancora non si capisce. Aspettiamo i prossimi manifesti.
La lista dei primi 100 marchi corporate è sempre interessante da guardare.
Anche senza perderci la testa, si vedono delle cose a occhio.
Il primo posto di Apple è ormai inarrivabile. E pensare che fino a qualche anno fa sembrava il marchio 'creativo' ma perdente.
I primi dieci sono USA.
Cinque dei primi dieci sono information technology.
Non c'è nessun marchio italiano nei 100. L'anno scorso c'era Fiat al 90.
Mentre ci sono Germania, UK, Belgio, Svizzera, Spagna, Olanda, Austria, Svezia.
Sette sono cinesi, scommetto che fra cinque anni saranno il doppio.
Ne conosco, per averli almeno sentiti nominare, 85.
Con il mosaico Sky e con Skygo mi sono gustato London 2012 come mai prima. Ho visto l'oro di Jessica Rossi in spiaggia sull'ipad, l'oro del fioretto femminile con l'iphone in moto tra i tornanti, e qualche altra medaglietta di soppiatto in ufficio in una finestra del MacBook.
Poi però la storia di Schwazer e quella di Lance Armstrong mi hanno rovinato il finale. Con il sospetto che gran parte delle prestazioni più spettacolari nascondano un trucco.
La vittoria olimpica, il record del mondo sono il limite estremo dell'abilità umana - o sono oltre il limite?
Sono il momento più alto per un atleta, e per noi che lo vediamo, o il più basso?
E non riesco nemmeno ad appassionarmi ai giochi paraolimpici, dopo che ho letto che un nostro atleta di punta, Macchi, è stato escluso per doping.
Il ciclismo è ormai inguardabile.
Le corse lunghe, marcia, maratona, chissà. Il nuoto, pure. Perchè i nostri sono stati così scarsi quest'anno? Non è che forse erano andati troppo forte le altre volte?
Nel calcio ci sono le scommesse.
Stasera vado a giocare una partita di torneo, e giuro che non prendo nemmeno l'enervit.
I’m coming back home. Too many people, altough it’s midnight.
Around the street artists, the crowd makes it impossible to see them.
And, to be honest, nothing really funny, nothing really new.
Clowns, jugglers, acrobats, singers – nothing I haven’t seen before.
With long prologues to call the people, invite the children to sit down in the first row, make them applaude. And tens of smartphones taking the video.
So I’m trying to reach the parking where I’ve put my bjke, when I see an incredible scene.
The traffic is blocked.
The platforms are crowded with people laughing and screaming. The cars are stopping.
I stand on my tiptoes to see what’s happening.
And here it is.
Just in the center of the street, on a traffic divider in the middle of a pedestrian crossing. In the heart of Sarnico.
Half a clown half a scarecrow, thin, tall, wearing an orange bonnet with some grass on the top.
The face is painted of white, nice but with a smirk of malice.
He has neither equipment nor assigned space. Like the ones with vans, stages, frames.
Nothing.
His stage is the street. His magic is the traffic.
He whistles. A strange, acute sound that speaks, blows, hisses.
He has a range of jokes probably developed in years.
He fakes crossing the street while a car is arriving. The car stops. He stops too. The cars starts. He starts too. The car stops. He stops once again.
He bumps against a car, and falls down in slow motion, making four, five capers along the street.
He stops a car, open the door, goes on board, and ask the driver to go.
After ten seconds he gets off, kissing the driver.
Pulls out a passenger from a car and puts him on another one.
When a pedestrian tries to cross the road, he reaches him and make him come back. When the pedestrian tries another time, meters ahead, he whistles furiosly and run to him.
He fakes scratching the cars, hissing.
Kneels down in front of a red Ferrari, cleaning it carefully by a tissue. When the Ferrari goes away with a roar , he shows the finger.
Mimes pulling a car by a rope.
Stops a car, pulls out the driver, takes his seat and tries to drive himself. But immediately gets off, looking at his big and curled shoes.
People get crazy.
His jokes are nonstops. Perfect rythm. Never exaggerated. Never gratuitous.
I’d stay watching him for hours.
A girl says ‘ this is a true street artist’.
She’s right. He doesn’t need a given space, he creates it.
He doesn’t follow the rules.
Rather, he invents a space where there are no rules. He can stop the traffic, run along the street, sit on top of the cars, flop down, pull out the people, turn the road signals.
For half an hour everything is upside down. He’ a magician, he can do everything.
While the people is queueing to give a coin, trying to touch him or taking a photo, I can read a name on the costume: Karcocha.
The day after I googled it, and checked youtube to watch other videos. googleyoutube.
His name is Gerardo Castro, from Chile. El Karcocha.
He’s irresistible.
In Riccione like in Rio, in Madrid or Bogotà, he’s always messing the urban traffic.
A busker festival is at risk of becoming a bandwagon with mechanisms that are in contradiction with the street art.
But at the end of the day, while you’re coming back home disappointed, walking through the crowd and the smell of the chips, you discover a wonder like this one – and everything is allright.
Thank you, Karcocha.
And please, do everything you want, stop the traffic, fake the accident, steal the keys, fall down in the middle of the road – please, do everything you want, but one.
Don’t go on tv.
KARCOCHA. L'ULTIMO VERO ARTISTA DI STRADA Stavo venendo via. Troppa gente, anche se era quasi mezzanotte. Intorno ai buskers - gli artisti di strada adesso si chiamano così - ressa da non porteli nemmeno vedere. E poi, in realtà, niente di davvero nuovo o divertente. Giocolieri, acrobati, clown, cantanti, ma nulla che non si fosse già visto sul lungomare o a Italia's got talent. E con quei noiosi prologhi in cerca del pubblico e dell'applauso, con i bambini seduti in prima fila, e le decine di smartphone in alto per portarsi a casa un video. Stavo cercando di recuperare la moto, quando arrivo in un vero e proprio ingorgo di gente ai lati della strada. Cerco di alzarmi sulle punte per vedere, ed eccolo. Proprio sul vertice di uno spartitraffico, nel centro di Sarnico, in piedi dietro un segnale stradale, in mezzo a due strisce pedonali. A metà tra un clown e uno spaventapasseri. Magro, alto, con una cuffia arancio e uno sbuffo di erba in cima, la faccia bianca e una smorfia da cattivo simpatico. Non ha un palco, non ha atrezzi, nemmeno una piazzola assegnata dall'organizzazione. Come quelli che sono arrivati con teatrini, camioncini, strutture tubolari. Niente. Emette una specie di fischio acuto, quasi-parole, musichette, rumori. Il suo teatro è la strada. La sua magìa è il traffico. Ha un repertorio che si capisce affinato con gli anni. Finge di attraversare. L'auto si ferma. Lui si ferma. L'auto riparte. Lui riparte. L'auto si riferma. Lui si riferma. Finge di essere travolto, e fa tre capriole sull'asfalto al ralenti. Ferma una macchina. Apre le portiere. Ci sale. Dopo venti metri scende e dà un bacio all'autista. Fa scendere un passeggero da un'auto e lo mette su un'altra. Quello ci va, poi torna indietro, lui lo mette su un'altra. Per quattro volte. Un pedone tanta di attraversare la strada, lui lo riprende col fischio e lo riporta di là. Quello ci riprova più avanti, lui lo vede e lo rincorre. Finge di rigare le auto - con sibilo - di quelli antipatici. Si inginocchia davanti a una ferrari rossa, la sfiora appena, poi la pulisce religiosamente con un fazzoletto. Quando quello se ne va con un rombo lo manda a quel paese a gesti. Mima il trascinamento di un'auto lenta con una corda. Sale su una, fa scendere il guidatore, e tenta di guidare lui. Poi scende e indica le scarpe, lunghissime e con la punta all'indietro: impossibile! La gente impazzisce. Le sue trovate sono a getto continuo, con il tempo giusto, mai troppo insisitite, mai gratuite. Vorresti stare ore a guardarlo. Una ragazza davanti a me dice 'questo è il vero artista di strada'. Ha ragione. Lui non ha bisogno di una spazio, se lo crea. Lui non sta nelle regole dell'organizzazione. Anzi, lui crea uno spazio in cui non ci sono più regole. Può fermare le auto, le moto, far scendere, salire, fermare, riavviare, buttarsi a terra in mezzo alla carreggiata, girare i segnali. Per mezz'ora quell'angolo del paese cambia. Lui è un mago che può tutto. Mentre la gente fa la fila per toccarlo, fargli una foto, mettergli la monetina nel cappello riesco a leggere sul suo costume un nome: Karcocha. Cerco oggi su google, vedo i filmati su youtube. Irresistibile. A Riccione come a Rio, a Madrid come a Bogotà, lui è sempre in mezzo al traffico a fare impazzire i paesi. Un festival di artisti di strada rischia di essere un baraccone con meccanismi che contraddicono la stessa arte di strada. E poi, mentre stai tornando a casa tra la ressa e la puzza di patatine fritte, ti imbatti in un magìa come questa, e tutto torna a posto. Grazie, Karcocha. E ti prego, continua a interrompere il traffico, a buttarti sotto le auto, a rubare le chiavi e farti portare in giro sul cofano remando - fai tutto quello che vuoi, tranne una cosa: non andare mai in tv.
Terzospot olimpico di W+K, stavolta per Old Spice - che è sempre Procter & Gamble. Uno smilzo nuotatore vince a mani basse grazie a un audiotutor Old Spice. E inizia una carriera da eroe, fino alla tomba. E' il tentativo di replicare la magia di Smell like a man, man, il più grande successo planetario creativo degli ultimi anni. Temo che stavolta non sarà lo stesso. Ma il motto di W+K non è Fail harder?
P&G ha deciso di cogliere l'occasione delle Olimpiadi per cambiare il suo stile di comunicazione, di solito molto prodotto-centrico. Dopo The best job, il commercial creato da Wieden & Kennedy, ecco Kids. Tutti gli atleti che stanno arrivando a Londra tra ali di folla e schiere di fotografi sono bambini. Boxeur, sollevatori di pesi, tuffatori, ginnaste (queste sono davvero bambine anche nelle Olimpiadi vere), nuotatori. Anche se si comportano da adulti, hanno la cravatta, leggono il quotidiano negli spogliatoi, si fanno la barba, sono tutti al massimo dodicenni. Perché?
Ecco i Grand Prix cyber. Il primo, della RGA di New York, è un progetto tecnologicamente molto sofisticato: un braccialetto tecnologico con connessione bluetooth che è in grado di calcolare tutte le calorie bruciate in allenamento e in tutta la giornata, stabilire degli obiettivi e controllare i propri progressi. Il secondo, invece, si basa su un'idea tecnologicamente elementare ma concettualmente rivoluzionaria. L'account twitter del turismo svedese, @Sweden, è stato letteralmente consegnato ai cittadini svedesi, che a turno hanno twittato consigli, opinioni, inviti. Il progetto ha avuto un ritorno media sensazionale, e ha suscitato anche polemiche quando Sonja Abrahamsson, una giovane madre, ha diffuso una serie di tweets antisemitici. Dimostrando però la mancanza di censure e la fiducia assoluta che sono espressione integrante del carattere nazionale svedese.
Leone d'oro Promo & Activations
2 Leoni d'oro Direct
2 Leoni d'oro PR
Coordown, Integration day - Saatchi saatchi
Leone d'argento, Leone di Bronzo Promo & Activations Leone d'oro, Leone di bronzo Direct Leone di bronzo PR
Montblanc. The beauty of a second - Leo Burnett
Leone d'argento Direct
Heineken. Reach the sunrise - Publicis
Da 25 anni Leo Burnett raccoglie in un reel le sue Cannes Predictions, spesso azzeccate. Qui ho inserito i casi - di tutte le categorie - che non sono nell'elenco del Gunn report. Via
01. Nike – Jordan “The Explosive Game” Wieden + Kennedy, New York, USA 02. Carlsberg “Bikers” Duval Guilaume, Brussels, Belgium 03. Sony — Playstation 3 “Michael” Deutsch, Los Angeles, USA 04. Canal+ “The Bear” BETC Euro RSCG, Paris, France 05. DirecTV “Cable Effects” Grey, New York, USA 06. Coca-Cola “Polar Bowl” Wieden + Kennedy, Portland, USA 07. Barnardo’s “Life Story” BBH, London, UK 08. P&G “Best Job — Olympics” Wieden + Kennedy, Portland, USA 09. Greenpeace “Oil On Canvas” Publicis Mojo, Auckland, New Zealand 10. Austria Solar “Solar Annual Report” Serviceplan, Munich, Germany 11. Mercedes-Benz “Invisible Car” Jung von Matt, Hamburg, Germany 12. Google “Google Wallet” RGA, New York, USA 13. LG — OLED TV “The Thief” Y&R, Amsterdam, Netherlands 14. Nike “Addiction” / ”Before & After” F/Nazca Saatchi & Saatchi, Brazil 15. Nike “My Time Is Now” Wieden + Kennedy, London, UK 16. Carling Black Label “Be the Coach” Ogilvy, Cape Town, South Africa 17. K-Swiss “MFCEO” 72andSunny, Los Angeles, USA 18. 7-Eleven — Slurpee “BYO Cup Day” Leo Burnett, Melbourne, Australia 19. Ubisoft – Just Dance 3 “Autodance” CP+B, Gothenburg, Sweden 20. BGH “Dads With Briefs” Del Campo Nazca Saatchi & Saatchi, Buenos Aries, Argentina 21. Doritos “Dip Desperado” AMV BBDO, London, UK 22. ESPN “Shake On It” Wieden + Kennedy, New York, USA 23. Google & OK Go “All Is Not Lost” Hakuhodo, Tokyo, Japan 24. The Village Voice “New York Types” Leo Burnett, New York, USA 25. Target “Little Marina” Mother, New York, USA 26. Organ Donor Foundation “Leila” Lowe Bull, Cape Town, South Africa 27. Intel “Museum of Me” Projector, Tokyo, Japan 28. Little Monster “Take This Lollipop” Tool of N. America, Los Angeles, USA 29. The Guardian “Three Little Pigs” BBH, London, UK 30. Australian Census “Spotlight” Leo Burnett, Sydney, Australia 31. Canal “The Man Who Lived In a Film” Try Reklamebyra, Oslo, Norway 32. Audi “The Swan” BBH, London, UK 33. Google Chrome “Dear Sophie” BBH & Google Creative Lab, NYC, USA 34. UNA — ONLUS “Hate” JWT, Milan, Italy 35. United Colors of Benetton “UnHate” 72andSunny, Los Angeles, USA 36. Troy Library “Book Burning Party” Leo Burnett, Detroit, USA 37. Harvey Nichols “Walk of Shame” DDB, London, UK 38. American Express “Small Business Gets an Official Day” CP+B & Digitas, Boulder & NYC, USA 39. John Lewis “The Long Wait” Adam & Eve, London, UK 40. Chipotle “Back to the Start” Creative Artists Agency/Chipotle, USA
A una settimana da Cannes, il Gunn Report ha scelto questi venti film: alcuni sono classici commercials, altri sono web video, altre sono operazioni integrate. Vederli è un piacere.
Ci sono storie fantastiche, come quella di Esteban il tiratore di Doritos, o dell'orso di Canal+.
Meraviglie visive come Chipotle.
Racconti epici, come Michael.
Narrazioni attraverso i social media, come Dear Sophie.
Crazyness, come Shake on it.
Sorpresa, come Bikers.
Insight memorabili, come Walk of Shame.
Emozioni, come Long Wait.
E intelligenza, come Three Little Pigs, che ho messo in testa.
Il Gunn Report mi chiede di votare. Ma al momento sono incerto: troppa roba bella.
Li devo rivedere.
Nike sta guidando la sfida interattiva sui canali digitali. Nike Football ha 12 milioni di fans su FB e 128 milioni di views sul canale Youtube. L'ultimo video, My Time is Now, oltre che essere fantastico, è anche navigabile. Muovendo il mouse si intercettano dei link che portano in diversi 'tunnel'. Bellissimo quello di Guardiola che conduce una visita guidata nel Masia, la scuola calcio del Barcellona. Il film è l'irruzione di giovani calciatori nello stadio del match Spagna - Olanda dell'Europeo, in cui giocano tra gli altri Pato, Rubery, Piquè, Iniesta, Snejder, travolgendo tutto al loro passaggio. Legata al concetto c'è l'operazione The chance, alla ricerca dei nuovi talenti. Gran lavoro.
In un famoso saggio degli Scritti, mi sembra, Lacan parlava del 'desiderio dell'analista'.
Cosa desidera l'analista?
Perché fa l'analista?
Per fare del bene?
Perché gli piace entrare nella psiche altrui?
Per il sottile potere che gliene deriva?
Per il (presunto) profumato onorario?
Avevo letto il pezzo, a suo tempo, ma ora non mi ricordo la conclusione.
Sicuramente era molto complicata.
E allora mi godo questa.
Una ricca e annoiata signora si sdraia sul lettino dell'analista e parla di un suo sogno.
L'analista, carta e penna, sembra molto attento.
Ma basta qualche secondo, e la sua attenzione se ne va.
Il cappotto della signora, visone violetto e collo di volpe argentata, lo attrae irresistibilmente.
Si alza, lo accarezza, finché...
Helena Bonham Carter e Ben Kingsley sono diretti da Roman Polanski.
Ieri è stato proiettato a Cannes Film Festival. Oggi è sul sito di Prada.
Tra venti giorni inizia, sempre a Cannes, il festival della creatività.
Penso che sarebbe perfetto anche lì.
Nel film sulle madri della Procter il papà era tagliato fuori. Lo fa rientrare in scena VW con questo delizioso racconto sulla crescita di una bambina. Che non finisce con l'arrivo di un figlio alla finale olimpica ma con la partenza di una figlia su una Polo rossa fiammante. E con un nodo alla gola per i genitori che la vedono allontanarsi, per sempre.
PS: adesso che lo riguardo, nella prima scena, quella in cui loro si portano a casa la bimba sotto la pioggia, parcheggiata sulla sinistra c'è una Polo, edizione di venticinque anni fa. E per chi vuole sapere che musica è, Sniffy Dog, Whispers and Stories.
Inserire nel profilo facebook la disponibilità alla donazione degli organi. E' una notizia che è circolata qualche giorno fa suscitando discussioni. In attesa di capire se sarà davvero possibile, mi sto chiedendo cosa fare. Questo esperimento, condotto in Germania dall'associazione Fur Leben, arriva al momento giusto.
L'avevo visto qualche settimana fa e mi aveva emozionato.
Poi è girato parecchio, e ha suscitato anche molti commenti.
Quindi aggiungerò anche il mio.
Belle storie.
Ma ci sono anche le madri di quelli che hanno perso, e spesso hanno fatto anche più fatica.
Non si è sempre detto che le Olimpiadi non sono solo per i vincenti?
Forse nello script c'era anche qualche sconfitto.
E forse qualcuno l'ha tolto anche da lì.
Difficile fare il bis con un virale. Nel 2010 Tipp-ex A hunter shoots a bear aveva fatto furore: oltre 20 milioni di views su Youtube. Ci hanno messo due anni per farsi venire un'altra idea, ed eccola qui. Il compleanno del 2012 è minacciato dalla solita profezia sul meteorite che distruggerà la terra - spunto deboluccio. Ma il meccanismo interattivo non è male: scegli un altro anno. Io ho provato il mio anno di nascita (che non svelerò), il 2000, belloccio, il 2001, scontato, il 1920, prevedibile, il 1980, bello bello, il 2020, scontatissimo, e il 3000. I video sono 46, non credo che li guarderò tutti. Ma già stamattina era a 3 milioni di views, e postato tre volte nella mia pagina facebook. Bis riuscito.
In auto, come Dustin Hoffmann nel Laureato, a piedi, come Woody Allen in Manhattan, da un capo all'altro di un Paese, come in Sagami Love Distance.
Correre incontro al proprio amore è uno dei topos del racconto romantico.
Si poteva inventare qualcosa di nuovo?
Lo ha fatto W+K per Nike Run.
Delizioso.
M: I think I'm gonna need a medic
W: You filled the hall with flower petals
M: Why does my mouth taste like metal?
W: Baby I might die without you
M: Baby, I might die.
Quando mi è capitato di essere a Londra da solo, ho sempre speso qualche ora nei giri con le guide che partono da vari punti della città, i London Walks: i pub storici lungo i docks, le tracce di Jack the Ripper a Shoreditch, la Londra di Dickens.
Oggi c'è un concorrente virtuale. London Streetstories è l'applicazione del Guardian che racconta con immagini, filmati e musica la parte di Londra in cui vi trovate, grazia alla geolocalizzazione.
Da quel che sembra è fatta con la grande cura che mettono i britannici in queste cose. Non sarà certo come le guide in carne ed ossa, ma ha il vantaggio che è gratis e la puoi attivare quando vuoi.
Il Guardian ha usato la storia dei tre porcellini per dire che è non è più solo un giornale, e lo sta anche dimostrando.
Jung von Matt è una delle agenzie tedesche più premiate.
Oggi ho visto questa loro campagna per Lego.
Con i mattoncini hanno composto dei 'patterns' che, per dimensioni, colori e disposizione di gruppo, rimandano a dei personaggi dei cartoons.
Nell'ordine, quelle sopra sono i Simpson, South Park, i Puffi, Ninja, Paperino e Qui Quo Qua, Sesame Street.
Geniale.
Ma poi qualcuno si è accorto che un blog li aveva già mostrati qualche mese fa, parlando della Pattern Recognition.
Copiare da una campagna già uscita è una brutta cosa.
Ma anche copiare da un blog o da Youtube lo è.
Certo, tanto per dire, anche il famoso Whassup era stato preso di peso da un corto: ma almeno in quel caso i suoi autori erano diventati anche i protagonisti.
Qui invece è proprio un furto di idea.
Magari, al prossimo premio, qualche giuria se ne accorgerà.
Dubito che venda una paccata (oggi va di moda il termine) di questi condizionatori, ma l'insight è perfetto. Fantastica la bimba che deve afferrare il telecomando.
Ci ha messo qualche giorno, ma oggi è arrivato anche a me.
Sulla mia pagina Facebook è apparso Kony 2012, il filmato che in una settimana ha raccolto settanta milioni di views su youtube.
La immagini di Jacob, che piange ricordandosi della morte del fratello trucidato dalle truppe di Kony, e che dice 'E' meglio morire che vivere così' sono strazianti.
Ma poi qualche domanda te la poni.
Kony è un ribelle. Ma il regime ugandese com'è?
E nei commenti saltano fuori link a molti altri filmati.
L'intera vicenda è una bufala.
Sono gli americani che vogliono il petrolio.
Kony è morto da sei anni.
Il regime è molto più feroce dei ribelli.
E' una truffa per raccogliere soldi.
Eccetera.
La rete è spesso così.
Dice tutto e il contrario di tutto.
E ognuno la spara più grossa, per farsi ascoltare.
Ma capire qual è la verità è difficile e richiede parecchio tempo.
Ho googlato 'truth about Kony' e c'erano talmente tanti link che non sapevo più cosa aprire.
Alla fine ho guardato su Wikipedia, che ha una miracolosa velocità di reazione.
Ma sulla versione inglese, su quella italiana ancora non c'è nulla.
Non pretende di dire la verità, ma raccoglie le varie posizioni.
E mi sembra un bel modo di procedere. E da lì qualcosa si intravede.
Perché la rete a volte ti fa arrivare sulla tua pagina qualcosa che ti chiede di essere aperto.
Lo apri e lo condividi, perchè è forte e ti prende lo stomaco.
E così si fanno milioni di views in pochi giorni, e la cosa diventa un fatto mediatico.
E i settanta milioni diventeranno cento o duecento.
E di questi, quanti si sono documentati?
Quanti hanno cercato di capire?
Skittles ha cambiato agenzia, non so esattamente perché. Questi spot della DDB NY mi sembrano esattamente fuori di testa come quelli precedenti della TBWA/Chiat/Day. Da vedere anche Blender, Park e Touch.
I tre porcellini sono accusati di aver ucciso e bollito il lupo cattivo. I media e la rete si scatenano: sono colpevoli o si sono solo difesi? Se qualcuno vuole demolire la tua casa, lo lasceresti fare? (Sono interrogativi che in un certo senso abbiano sentito anche noi, in questi giorni, dopo gli scontri in Val di Susa.)
Il Guardian ha lanciato ieri questa campagna sui media britannici. E ha suscitanto un certo scalpore. Anche perché da quelle parti c'è stata la vicenda scabrosa di Murdoch e la manipolazione delle notizie.
Comunque sia, un gran concetto, e realizzazione da paura. Agenzia: BBH London
L'ultima campagna del Guardian era dell'86, la famosa Points of view.
L'idea più bella per ricordare Lucio Dalla è, sorpresa sorpresa, della Gazzetta. Lucio era un grande tifoso del Bologna e della Virtus, e uno sportivo nonostante il fisico da lanciatore di coriandoli. Oltre ai titoli in copertina, c'è anche la rubrica di Gene Gnocchi, con il titolo 'Pato deve fermarsi. Barbara: disperato, erotico, stop.
Quest'anno gli Oscar premiano racconti fantastici e un
po' nostalgici del passato. The Artist è una rievocazione piena di idee e
di humor del film muto. Hugo Cabret una meraviglia visiva dedicata al genio
cinematografico di Meliès. Ma è stato premiato anche un cortometraggio di
animazione, The Fantastic Flying Books of Mr. Morris Lessmore, di William
Joyce e Brandon Oldenburg: quindici minuti di pura poesia sui libri, le storie
e la vita. A un certo punto Mr Lessmore scrive: "I seldom understand
things.'. Ma poco dopo aggiunge: 'If life is enjoyable, does it have to
make sense?'
Noi diciamo che le persone viste dall'alto sembrano formichine. Forse in Indonesia dicono che sembrano pulci. Se no come gli è venuta questa idea?
Agency: Saatchi & Saatchi Jakarta.
Via copyranter
Ce n'è tutta una serie. Il mio preferito è quello del fazzoletto di carta con il layout appuntato. Il più brillante è il baby casting. Ma il più vero è quello delle modifiche chieste dal cliente.
Curiosa questa storia: mentre la tedesca Merkel vuole punire la Grecia, l'inglese Walker la invita a rialzarsi. I grandi marchi stanno giocando con l'orgoglio nazionale. Dopo l'Italia della Panda, e Clint Eastwood che parla dell'America durante l'halftime, ecco Keepwalkinggreece: un montaggio stile rubamatic di belle immagini sulla musica di ' You never walk alone', che guarda caso è l'inno dei tifosi del Liverpool. Il tutto mi sembra un po' troppo anglosassone per piacere ai greci. Infatti non ho ancora capito come l'hanno presa: i commenti che leggo per ora sono incomprensibili. Qualcuno sa il greco?
Lo sceneggiatore di Canal+ l'avevamo lasciato dentro l'armadio, ed è ancora lì. Stavolta ce l'ha portato una lampada di Aladino randomizzata. Sfreghi, e invece di accontentare un desiderio ti mette nei guai. Non geniale come La marcia dell'Imperatore o Fhhh Fhhh, ma divertente. Agenzia BET RSCG
Se fossi un americano che deve comprarsi l'auto, dopo il Superbowl sarei in confusione. C'è un'orgia di marche: Audi, Chevrolet, Fiat, Chrysler, Jeep, Toyota, Kia, Lexus, Honda, Cadillac, Hyundai, Volkswagen, Cars.com. Il resto birre. Adesso inizieranno le classifiche di gradimento. La mia personale comprende, oltre a quelli di cui abbiamo già parlato, Ahab, una riedizione del famoso commercial di Bill Bernbach sullo spazzaneve, ma stavolta per la Audi e nobilitato dal mito della balena bianca.
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La Chevy Sonic, con gli insetti che si divertono sul radiatore finchè arriva quello che si spiaccica. Ma ha il casco.
L'immortale William Slatner- capitano Kirk che fa il venditore fino al sacrificio.
La gara estenuante per essere il primo ad avere la Acura.
Il cane che va a prendere le Bud Light in ogni possibile circostanza.
E Halftime in America, seconda puntata della celebrazione di Detroit, stavolta con Clint Eastwood che fa la voce narrante, mentre le due squadre sono negli spogliatoi a discutere come affrontare il secondo tempo. Anche l'America è nell'halftime, con la gente che ha perso il lavoro, la casa, la dignità. Cose che a Detroit già hanno provato, ma a cui hanno saputo reagire. E per qualcuno è un omaggio nemmeno troppo velato a Obama, che è stato generoso con Chrysler.
Domenica 5 febbraio va in onda il Superbowl XLVI, sulla NBC. Mentre l'attesa del pubblico è sul match, quella degli inserzionisti è sulla popolarità del loro commercials. Quest'anno le due cose si avvicinano: gli spettatori potranno votare in diretta il loro spot preferito. USA Today e Facebook hanno realizzato una app, Superbowl AdMeter, per vedere, votare e condividere i commercial durante la partita. Dopo tre giorni si saprà qual è il preferito. L'anno scorso vinse Bud Light, ma il trionfatore successivo fu VW The Force. Alcuni dei filmati stanno già girando. Doritos sta raccogliendo i voti per il suo Crashthesuperbowl.
Sono entrambi convinti che un sentimento improvviso li unì. E’ bella una tale certezza ma l’incertezza è più bella. Non conoscendosi prima, credono che non sia mai successo nulla fra loro. Ma che ne pensano le strade, le scale, i corridoi dove da molto tempo potevano incrociarsi ? Vorrei chiedere loro se non ricordano- una volta un faccia a faccia forse in una porta girevole ? uno scusi nella ressa ? un ha sbagliato numero nella cornetta ? -ma conosco la risposta. No, non ricordano. Li stupirebbe molto sapere che già da parecchio il caso stava giocando con loro. Non ancora del tutto pronto a mutarsi per loro in destino, li avvicinava e allontanava, tagliava loro la strada e soffocando un risolino si scansava con un salto. Vi furono segni, segnali, che importa se indecifrabili. Forse tre anni fa o il martedì scorso una fogliolina volò via da una spalla a un’altra ? Qualcosa fu perduto e qualcosa fu raccolto. Chissà, forse già la palla tra i cespugli dell’infanzia ? Vi furono maniglie e campanelli su cui anzitempo un tocco si posava su un tocco. Valigie accostate nel deposito bagagli. Una notte, forse, lo stesso sogno, Subito confuso al risveglio. Ogni inizio infatti è solo un seguito e il libro degli eventi è sempre aperto a metà.
Fiat si appella all'orgoglio nazionale per
il nuovo spot della Panda (come aveva già fatto Chrysler l'anno scorso per il
Grand Cherokee). Ma i commenti che si leggono in giro, su Youtube, Twitter e i
blog sono piuttosto impietosi. 'Dopo
aver visto lo spot per la Panda nuova viene quasi voglia di far un bonifico a
Marchionne'. 'Gli italiani del 2012 possono ancora credere a
pubblicità come queste?' 'Se è la Panda ciò che ci rappresenta
meglio, allora mi spiego molte cose'. 'Non mi piace chi tiene i piedi in
due staffe. Si decidano se sono una multinazionale o un'azienda italiana.' 'Marchionne e la dirigenza dell'azienda
dovrebbero nascondersi. Dopo avere prosciugato per anni fondi pubblici
(qualcosa come 50miliardi €) ed aver minacciato in continuazione da mesi di
andarsene dall'Italia, a lavorare con Chrysler in America, hanno il CORAGGIO di
promuovere in questo modo una macchina? Inneggiando all'Italia ed al suo buon
nome?'. 'La nuova Fiat Panda è l'Italia che odiamo'.
La quantità di dolci e spot zuccherosi mi ha piegato. L'unico filmato che mi ha davvero sorpreso è questo. Certo, non è perfetto da tutti i punti di vista. Per esempio, i commessi del negozio potevano vederlo. Ma l'idea, la ripresa da videocamera di sorveglianza e soprattutto la mancanza del super finale lo candidano a best of the year. Very slim but truly great.