42 minuti fa
giovedì 5 agosto 2010
AGOSTO, LA PIOGGIA E BILL BERNBACH.
Oggi piove e fa freddo nonostante sia il 5 di agosto, l'agenzia si sta spopolando per le vacanze imminenti, e mentre sistemo la scrivania che ne ha bisogno prendo in mano il libro di Mara Mancina 'Bill Bernbach e la rivoluzione creativa'. Le righe che trascrivo sono quelle di un pezzo finale di Pasquale Barbella, che parla di Bernbach e della sua lezione.
'Bernbach ha scosso lo senario della comunicazione commerciale facendovi irrompere ciò che mancava: il linguaggio quotidiano, l'esperienza mentale plausibile, l'autenticità di desideri e sentimenti - ovvvero le più elementari materie prime per ottenere quella credibilità che tutti gli investitori dicono di cercare'. 'Bernbach ci mette in guardia dai trucchi, ma i trucchi sono tuttora l'unica attrazione capace di scaldare i sensi dell'investitore medio. Il quale crede solo nell'idolatria del prodotto: ed essendo privo di senso idolatrare uno shampoo o una bottiglia di aceto, è costretto a giocare le sue carte in una dimensione parallela a quella del mondo reale, un eden farraginoso ed enfatico, fatto di aspirazioni strampalate e di suggestioni oblique'.
'Ai suoi tempi, Bernbach fu un maestro necessario; oggi che non c'è più dovremmo considerarlo un maestro indispensabile. Perchè nel frattempo la pubblicità si è attorcigliata sempre di più su se stessa, nutrendosi delle proprie uova - i codici, i vezzi, i gimmicks inventati nella sua preistoria. E quanto più pretende di avvicinarsi ai desideri e alle aspirazioni delle masse, tanto più se ne discosta, ripetendo stancamente i propri clichè e dimenticando l'alfabeto della vita'.
Barbella negli ultimi anni ha spesso parlato dell'irrealismo della pubblicità, indicandolo come la sua malattia mortale.
Ma non è solo la rappresentazione pubblicitaria in Italia a essersi ammalata di irrealismo: la stessa televisione, la scena pubblica e il teatrino politico sono talmente lontani dalla nostra vita quotidiana che non riusciamo più a coglierne il senso.
Le vacanze mi sembrano un ottimo pretesto per schiacciare il tasto Spegni.
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