venerdì 18 dicembre 2009

FAKE PEOPLE


La questione degli annunci falsi, i 'fake', detti anche 'scam ads', che vengono iscritti ai premi sta diventando sempre più spinosa. Alcuni premi prestigiosi, come l'One Show ha preso posizione. Ormai la rete, che è molto più accessibile e pervasiva degli annual o dei vari 'Archives' è inondata di finti annunci, finti ambient, finti commercial, finti virals. La settimana scorsa una prestigiosa agenzia italiana ha vinto un premio al Crystal con un finto applicativo. Non c'è più modo di verificare niente. E a nessuno interessa più se una campagna ha fatto bene o male a un marchio, basta che abbia fatto scalpore.
Riporto qui parte di un post da Mizioblog, che trovo molto sensato.

Un annual fatto sempre più di annunci fake (guardate come ho fatto io le entrate degli ultimi 5 anni ndb), votati da persone che sanno fare soprattutto annunci fake (per vincere devi fare fake, e se vinci poi entri in giuria e puoi votarti i tuoi fake o quelli dei tuoi amici amici fakers) è un attentato alla dignità della nostra professione.
Assecondare e promuovere i fake è una cosa eticamente sbagliata e irresponsabile. Non solo perché i fake compromettono il valore del lavoro di chi fa pubblicità sul serio: tolgono la possibilità ai seri artigiani dell’adv di ottenere riconoscimenti (ci sarà sempre un fake con logo più piccolo e un pensiero laterale più arguto ma comprensibile solo agli addetti ai lavori, ndb). Ma soprattutto perché i fake minano la linfa vitale di questo mestiere. Se il meccanismo del fake viene promosso e incentivato dall’associazione di creativi più importante in Italia, chi avrà più voglia di combattere contro ogni impercettibile modifica nel mondo reale? E come cresceranno le prossime generazioni di creativi? Avranno voglia di lottare per la qualità del lavoro oppure diventeranno sempre più cinici e distanti dalla pubblicità vera? “Il cliente vuole questa merda? Diamogliela. Tanto ci mettiamo cinque minuti… poi dedichiamo la nostra intelligenza a produrre fake da caricare su adsoftheworld”.

Tra l’altro bisogna sfatare un mito. I fake non vengono fatti solo per sfogare le frustrazioni dei creativi bistrattati dai clienti. A questo possono credere i junior. La verità è che i direttori creativi delle agenzie internazionali vengono valutati dai rispettivi network, oltre che per i risultati economici ottenuti (gare vinte eccetera), anche a seconda dei premi vinti. Quindi non è vero che i fake si fanno per i ggiovani, e nemmeno per il lustro dell’agenzia. Per alcuni direttori creativi i fake sono l’unico modo per garantirsi la sopravvivenza.

I premi pubblicitari sono stati inventati per stimolare i creativi a produrre lavori di qualità. Ma sono nati in un’epoca diversa, un periodo in cui molte persone si vergognavano di fare i pubblicitari (Non dite a mia madre che faccio il pubblicitario, lei mi crede pianista in un bordello, J. Seguela). Naturale che allora i creativi andassero stimolati. Oggi, all’opposto, forse andremmo sedati. Non voglio dire che dovremmo rinunciare ai premi, piuttosto che la più importante associazione di settore dovrebbe focalizzare i suoi obiettivi primari in altre direzioni.

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